Cos’è lo stato di eccezione by Mariano Croce & Andrea Salvatore

Cos’è lo stato di eccezione by Mariano Croce & Andrea Salvatore

autore:Mariano Croce & Andrea Salvatore [Croce, Mariano & Salvatore, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: nottetempo
pubblicato: 2022-02-13T23:00:00+00:00


Un passo indietro

Nonostante l’immediatezza quasi pavloviana dell’associazione, non sarà inutile richiamare il fatto che lo stato di eccezione – quale fattispecie giuridica, e più in generale quale concetto filosofico-politico – non è né conio né creazione schmittiana. Sorprendentemente, tale evidenza non appare tenuta in alcun conto nelle troppe letture che legano a doppio filo, e con pretesa di esaustività, Schmitt e l’eccezione – quasi Schmitt fosse il teorico dello stato di eccezione e la consistenza di quest’ultimo si esaurisse nell’elaborazione schmit­tiana. Né si può sostenere che, similmente a quanto avviene per il non meno noto concetto di teologia politica, Schmitt abbia contribuito in modo decisivo a rilanciare un lemma altrimenti destinato a perdersi negli interminabili corridoi della storia delle idee.

In sostanza, quando si parla di stato di eccezione non si fa riferimento a un fortunato o infausto parto dell’inventiva schmittiana. All’opposto, si tratta di una realtà drammatica e decisiva che doveva tanto la sua rilevanza quanto la sua urgenza alle vicissitudini che hanno segnato gli anni travagliatissimi della Repubblica di Weimar (denominazione non ufficiale con cui viene normalmente indicato lo Stato unitario tedesco nel periodo che va dal novembre 1918 al marzo 1933). E questo d’altronde è il contesto storico-costituzionale in cui vede la luce la riflessione di Schmitt e di una foltissima schiera di altri e non meno influenti giuristi. È dunque a tale cruciale snodo della storia (non solo tedesca) che devono essere ricondotte tutte le affermazioni di Schmitt circa lo stato di eccezione, peraltro insolitamente convergenti e univoche, pena un loro più che probabile fraintendimento. Riprova ne sia, per il momento, che non c’è scritto di Schmitt inerente a questo tema che non ricada nell’arco di tempo indicato (e anzi di fatto nel dodicennio 1921-1932) e non abbia come oggetto il dettato della Costituzione di Weimar del 1919, e in particolare, come vedremo, alcuni suoi articoli.

Da questa rapida ma dirimente contestualizzazione emergerà una tesi meno ovvia di quella da cui abbiamo preso le mosse in questo capitolo: lungi dal profilarsi come la quintessenza del politico, come vuole un’interpretazione tanto consolidata quanto discutibile, lo stato di eccezione è per Schmitt una fattispecie giuridica da circoscrivere, limitare e normare il più possibile; una insidiosissima fonte di destabilizzazione, rivelatasi inaggirabile a motivo del particolarissimo stato di cose esistente nel contesto in cui egli opera e scrive, ma in nessun modo un’affidabile, e ancor meno raccomandabile, tecnica di governo da estendere e riadattare indiscriminatamente. Lo stato di eccezione altro non è per Schmitt che uno scenario estremo che l’abile e saggio governante è chiamato a prevenire e scongiurare a ogni costo, avendo cura, nella sciagurata evenienza di una sua materializzazione, di ridurne al massimo durata e incidenza.

Se il quindicennio weimariano è stato innegabilmente un’epoca di crisi, non va però dimenticato, commettendo l’errore di far retroagire deterministicamente un esito ultimo in realtà tutt’altro che destinale1, che si trattò innanzitutto e per larghi tratti di crisi superate. A ben vedere, a contraddistinguere la Repubblica di Weimar e il regime costituzionale che ne condivise



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